CARTOLINE D'ITALIA

- Le città
d'Italia -
In questo
mese:
  
  
    
      | Emilia Romagna:
        Carpi 
        (MO) JSF 1972 | 
    
      | Lazio:
        Gaeta 
        (LT) JSF 1974 | 
    
      | Friuli Venezia
        Giulia: Grado
         (GO)
        JSF 1980 | 
    
      | Sicilia:
        Noto 
        (SR) JSF 1994 | 
    
      | Puglia:
        Otranto (LE) JSF 1997 | 
    
      | Sardegna:
        Sassari 
        (SS) JSF 1994 | 
    
      | Piemonte:
        Verbania 
        (VB) JSF 1978 | 
  
  
 

Carpi 
 Questa popolosa cittadina della pianura emiliana, alla sinistra del fiume
  Secchia, tradizionalmente legata alla manifattura del "truciolo", ovvero
  dei cappelli di paglia, e più recentemente della maglieria, sorge al centro
  del triangolo formato da Reggio, Modena e Mantova. Fondata sembra dal duca
  longobardo Astolfo, la città si sviluppò attorno a una pieve. Nel sec. XIII,
  guidata dalla famiglia dei Pio, assunse una notevole importanza, che conservò
  fino a quando, nel 1525, la città passò sotto il dominio estense. Carpi è
  un vero gioiello dell’arte rinascimentale; progettata nel suo impianto da
  Baldassarre Peruzzi, conserva numerosi bei palazzi, tra cui spicca il palazzo
  dei Pio, che si specchia sulla vasta piazza dei martiri.
Questa popolosa cittadina della pianura emiliana, alla sinistra del fiume
  Secchia, tradizionalmente legata alla manifattura del "truciolo", ovvero
  dei cappelli di paglia, e più recentemente della maglieria, sorge al centro
  del triangolo formato da Reggio, Modena e Mantova. Fondata sembra dal duca
  longobardo Astolfo, la città si sviluppò attorno a una pieve. Nel sec. XIII,
  guidata dalla famiglia dei Pio, assunse una notevole importanza, che conservò
  fino a quando, nel 1525, la città passò sotto il dominio estense. Carpi è
  un vero gioiello dell’arte rinascimentale; progettata nel suo impianto da
  Baldassarre Peruzzi, conserva numerosi bei palazzi, tra cui spicca il palazzo
  dei Pio, che si specchia sulla vasta piazza dei martiri.

Gaeta
 Conosciuta nell'antichità col nome di Caieta,
Gaeta acquistò importanza quando Antonino Pio vi fece costruire un porto, e soprattutto quando Formia fu distrutta. Nel 1136 entrò nel regno di Sicilia. Francesco II, ultimo re delle Due Sicilie, ne fece la sua capitale dopo la presa di Napoli da parte di Garibaldi, fino al 13 febbraio 1861. Estesa sul promontorio del monte Orlando, che divide il golfo,
oggi è località
  balneare e peschereccia, con intesa attività portuale e produce vino, olio
  (famose le olive piccole e nere) e frutta. All’estremità del promontorio, a
  ridosso del castello, si è sviluppato il nucleo medievale più antico,
  Sant'Erasmo, con vie strette e tortuose; lungo l’orlo costiero, verso
  Formia, un altro nucleo di origine antica, Porto Salvo; quello più recente è
  Serapo, con lunga spiaggia turisticamente attrezzata. La città conserva la chiesa bizantineggiante di San Giovanni a Mare (X sec.),
e il duomo (sec. XII) con campanile arabo-siculo composto da archetti intrecciati, intarsi e maioliche;
  all'interno, prezioso candelabro pasquale del '200. In cima al monte si
  trova il grandioso mausoleo di Lucio Munazio Planco, eretto dopo il 22 a. C.
Conosciuta nell'antichità col nome di Caieta,
Gaeta acquistò importanza quando Antonino Pio vi fece costruire un porto, e soprattutto quando Formia fu distrutta. Nel 1136 entrò nel regno di Sicilia. Francesco II, ultimo re delle Due Sicilie, ne fece la sua capitale dopo la presa di Napoli da parte di Garibaldi, fino al 13 febbraio 1861. Estesa sul promontorio del monte Orlando, che divide il golfo,
oggi è località
  balneare e peschereccia, con intesa attività portuale e produce vino, olio
  (famose le olive piccole e nere) e frutta. All’estremità del promontorio, a
  ridosso del castello, si è sviluppato il nucleo medievale più antico,
  Sant'Erasmo, con vie strette e tortuose; lungo l’orlo costiero, verso
  Formia, un altro nucleo di origine antica, Porto Salvo; quello più recente è
  Serapo, con lunga spiaggia turisticamente attrezzata. La città conserva la chiesa bizantineggiante di San Giovanni a Mare (X sec.),
e il duomo (sec. XII) con campanile arabo-siculo composto da archetti intrecciati, intarsi e maioliche;
  all'interno, prezioso candelabro pasquale del '200. In cima al monte si
  trova il grandioso mausoleo di Lucio Munazio Planco, eretto dopo il 22 a. C.

Grado
 Rinomata spiaggia, amata in passato dall'aristocrazia asburgica e dal bel
  mondo, acquistò importanza in epoche lontane, quando gli abitanti di Aquileia
  vi si rifugiarono in seguito alla calata degli Unni (452) e dei Longobardi
  (568). Negli anni a venire decadde rapidamente, divenendo un semplice villaggio di pescatori, dopo il trasferimento del patriarca di
Grado a Venezia. Posta su un isolotto sabbioso tra la laguna di Grado e il Mar Adriatico,
  collegato alla terraferma da una diga artificiale lunga 5 km terminante con un ponte
girevole, conserva un
  pittoresco nucleo antico di tipo lagunare. La città toccò il maggior splendore nel VI sec., quando divenne sede del patriarca e assunse un'inconfondibile impronta monumentale. Al patriarca Elia (571-586) si deve la costruzione del
duomo. Monumento di rilievo è la basilica
  di S. Eufemia eretta nel sec. VI, su una basilica del sec. V, utilizzando
  materiale d'epoca romana. All'interno, un bellissimo mosaico pavimentale del
  sec. VI e una trecentesca pala d'altare d'argento sbalzato. Di grande
  interesse, la basilica di S. Maria delle Grazie (originaria del sec. V,
  rimaneggiata nel VI) e il Battistero a pianta ottagonale (seconda metà del
  sec. V).
Rinomata spiaggia, amata in passato dall'aristocrazia asburgica e dal bel
  mondo, acquistò importanza in epoche lontane, quando gli abitanti di Aquileia
  vi si rifugiarono in seguito alla calata degli Unni (452) e dei Longobardi
  (568). Negli anni a venire decadde rapidamente, divenendo un semplice villaggio di pescatori, dopo il trasferimento del patriarca di
Grado a Venezia. Posta su un isolotto sabbioso tra la laguna di Grado e il Mar Adriatico,
  collegato alla terraferma da una diga artificiale lunga 5 km terminante con un ponte
girevole, conserva un
  pittoresco nucleo antico di tipo lagunare. La città toccò il maggior splendore nel VI sec., quando divenne sede del patriarca e assunse un'inconfondibile impronta monumentale. Al patriarca Elia (571-586) si deve la costruzione del
duomo. Monumento di rilievo è la basilica
  di S. Eufemia eretta nel sec. VI, su una basilica del sec. V, utilizzando
  materiale d'epoca romana. All'interno, un bellissimo mosaico pavimentale del
  sec. VI e una trecentesca pala d'altare d'argento sbalzato. Di grande
  interesse, la basilica di S. Maria delle Grazie (originaria del sec. V,
  rimaneggiata nel VI) e il Battistero a pianta ottagonale (seconda metà del
  sec. V).

Noto
 Centro di produzione vinicola di notevole importanza, è situato a sud dei
  monti Iblei. La città medievale, di cui restano avanzi delle mura e del
  castello, corrisponde all'antica Neto, importante centro siculo, romano e poi
  arabo, distrutto dal terremoto del 1693. L'impianto della città nuova è
barocco, un'armoniosa disposizione architettonica e urbanistica, basata su ampie vie rettilinee interrotte da piazze con scalinate su
  cui si affacciano chiese e palazzi. Tre le piazze principali: la piazza
  dell'Immacolata con la chiesa omonima; la piazza del municipio circondata dal
  palazzo comunale, dalla chiesa del Santissimo Salvatore (1791-1801), dal
  palazzo vescovile e dal duomo (1771), posto su una scenografica scalinata, che il 14 marzo
1996 ha subito il crollo della volta; la piazza 16 Maggio nella quale
  sorgono la chiesa di S. Domenico (1727), con facciata curvilinea e il convento
  domenicano con bel portale bugnato. Nella chiesa del Crocifisso si conserva la
  bellissima Madonna della Neve scolpita dal Laurana nel 1471. Noto Marina, alla
  foce del fiume Tellaro, oltre a essere località di villeggiatura offre una
  vasta area archeologica.
Centro di produzione vinicola di notevole importanza, è situato a sud dei
  monti Iblei. La città medievale, di cui restano avanzi delle mura e del
  castello, corrisponde all'antica Neto, importante centro siculo, romano e poi
  arabo, distrutto dal terremoto del 1693. L'impianto della città nuova è
barocco, un'armoniosa disposizione architettonica e urbanistica, basata su ampie vie rettilinee interrotte da piazze con scalinate su
  cui si affacciano chiese e palazzi. Tre le piazze principali: la piazza
  dell'Immacolata con la chiesa omonima; la piazza del municipio circondata dal
  palazzo comunale, dalla chiesa del Santissimo Salvatore (1791-1801), dal
  palazzo vescovile e dal duomo (1771), posto su una scenografica scalinata, che il 14 marzo
1996 ha subito il crollo della volta; la piazza 16 Maggio nella quale
  sorgono la chiesa di S. Domenico (1727), con facciata curvilinea e il convento
  domenicano con bel portale bugnato. Nella chiesa del Crocifisso si conserva la
  bellissima Madonna della Neve scolpita dal Laurana nel 1471. Noto Marina, alla
  foce del fiume Tellaro, oltre a essere località di villeggiatura offre una
  vasta area archeologica.

Otranto
 È
l'antica città greca di
Hydrûs, fondata secondo taluni storici (Stefano di Bizanzio) da coloni cretesi
(da cui il nome Hydratum), ma che non ebbe alcun rilievo nella storia della Magna Grecia. Conquistata dai Longobardi (757 circa), fu subito dopo stabilmente ripresa dai Bizantini
e, per cinque secoli, fu il capoluogo del Salento e un'importante piazzaforte per la resistenza ai
Normanni, nonché importante centro e poi punto di
  partenza per le crociate e per le spedizioni mercantili. Questi ultimi poterono impadronirsene soltanto nel 1068 con Roberto il Guiscardo. Nel 1480, durante la cosiddetta «guerra d'Otranto», venne assediata e messa a sacco dai Turchi Ottomani di Maometto
II, che ne trucidarono gran parte degli abitanti; gli Aragonesi riuscirono a cacciare i Turchi dalle Puglie solo l'anno dopo. Durante il Risorgimento ebbe parte attiva nei moti del 1821 e del 1848.
Il borgo antico,
  racchiuso entro la cerchia delle mura turrite, si raccoglie sulla sponda
  meridionale del porto; il quartiere più recente tende a risalire le prime
  pendici collinari. Notevole è la cattedrale, la più grande costruzione
  romanica della Puglia (1080), rimaneggiata in età barocca, che custodisce un
  mosaico pavimentale di grande valore di prete Pantaleone (1163-1166) ed una vasta cripta
del sec. XI, a cinque navate, sorretta da 42 colonne marmoree; sul pavimento a
mosaico, oltre a temi delle Sacre Scritture,
  ricorrono motivi zodiacali e scene di cicli bretoni e classici. Tra le numerose vestigia del
passato, la chiesetta bizantina di San Pietro (secc. X-XI) a croce greca ed il castello aragonese (sec. XV) da cui si gode uno stupendo
  panorama.
È
l'antica città greca di
Hydrûs, fondata secondo taluni storici (Stefano di Bizanzio) da coloni cretesi
(da cui il nome Hydratum), ma che non ebbe alcun rilievo nella storia della Magna Grecia. Conquistata dai Longobardi (757 circa), fu subito dopo stabilmente ripresa dai Bizantini
e, per cinque secoli, fu il capoluogo del Salento e un'importante piazzaforte per la resistenza ai
Normanni, nonché importante centro e poi punto di
  partenza per le crociate e per le spedizioni mercantili. Questi ultimi poterono impadronirsene soltanto nel 1068 con Roberto il Guiscardo. Nel 1480, durante la cosiddetta «guerra d'Otranto», venne assediata e messa a sacco dai Turchi Ottomani di Maometto
II, che ne trucidarono gran parte degli abitanti; gli Aragonesi riuscirono a cacciare i Turchi dalle Puglie solo l'anno dopo. Durante il Risorgimento ebbe parte attiva nei moti del 1821 e del 1848.
Il borgo antico,
  racchiuso entro la cerchia delle mura turrite, si raccoglie sulla sponda
  meridionale del porto; il quartiere più recente tende a risalire le prime
  pendici collinari. Notevole è la cattedrale, la più grande costruzione
  romanica della Puglia (1080), rimaneggiata in età barocca, che custodisce un
  mosaico pavimentale di grande valore di prete Pantaleone (1163-1166) ed una vasta cripta
del sec. XI, a cinque navate, sorretta da 42 colonne marmoree; sul pavimento a
mosaico, oltre a temi delle Sacre Scritture,
  ricorrono motivi zodiacali e scene di cicli bretoni e classici. Tra le numerose vestigia del
passato, la chiesetta bizantina di San Pietro (secc. X-XI) a croce greca ed il castello aragonese (sec. XV) da cui si gode uno stupendo
  panorama.

Sassari
 Seconda città della Sardegna per tradizione agricola, ha conosciuto negli
  ultimi secoli un crescente sviluppo del terziario. Oscuro borgo per tutto l'alto medioevo, nei
sec. XII-XIII crebbe d'importanza. Il primo nucleo della città
  risale al Medioevo, anche se la zona risulta abitata da età antichissima. Il vecchio centro urbano, con vie strette e tortuose, un tempo racchiuso entro la cinta delle mura aragonesi ora in gran parte abbattuta, è attualmente circondato da moderni
quartieri. Nel
  sec. XIII Sassari diventa comune, ma presto cade in mano agli Aragonesi, seguendo le sorti
dell'isola, e poi
  al giudicato di Arborea. Nel sec. XV la città entra a far parte del Regno di
  Sardegna e conosce una stagione di benessere, che la avvicina al Rinascimento
  e alla cultura italiana. Nel '700, dopo essere stata devastata dalla peste,
  per iniziativa dei Savoia conobbe una rinascita e l’introduzione di nuove
  colture agricole, l’inaugurazione dell’Università e il fiorire del
  commercio. Nell'800, per la continua espansione, vennero abbattute le
  antiche mura e la città dilagò verso la pianura. Notevoli il duomo (secc. XII-VIII), Palazzetto d'Ursini (1577) e il collegio dei gesuiti (sec. XVI).
Patria di importanti uomini politici del dopoguerra, oggi è un vivace centro amministrativo, commerciale e culturale, con industrie in prevalenza di trasformazione
agricola.
Seconda città della Sardegna per tradizione agricola, ha conosciuto negli
  ultimi secoli un crescente sviluppo del terziario. Oscuro borgo per tutto l'alto medioevo, nei
sec. XII-XIII crebbe d'importanza. Il primo nucleo della città
  risale al Medioevo, anche se la zona risulta abitata da età antichissima. Il vecchio centro urbano, con vie strette e tortuose, un tempo racchiuso entro la cinta delle mura aragonesi ora in gran parte abbattuta, è attualmente circondato da moderni
quartieri. Nel
  sec. XIII Sassari diventa comune, ma presto cade in mano agli Aragonesi, seguendo le sorti
dell'isola, e poi
  al giudicato di Arborea. Nel sec. XV la città entra a far parte del Regno di
  Sardegna e conosce una stagione di benessere, che la avvicina al Rinascimento
  e alla cultura italiana. Nel '700, dopo essere stata devastata dalla peste,
  per iniziativa dei Savoia conobbe una rinascita e l’introduzione di nuove
  colture agricole, l’inaugurazione dell’Università e il fiorire del
  commercio. Nell'800, per la continua espansione, vennero abbattute le
  antiche mura e la città dilagò verso la pianura. Notevoli il duomo (secc. XII-VIII), Palazzetto d'Ursini (1577) e il collegio dei gesuiti (sec. XVI).
Patria di importanti uomini politici del dopoguerra, oggi è un vivace centro amministrativo, commerciale e culturale, con industrie in prevalenza di trasformazione
agricola.

Verbania
 Ricca di giardini e di splendide ville, la città è il più grande nucleo
  urbano che si affacci sul lago Maggiore. Nata nel 1939 dall’unione di due
  centri, Intra e Pallanza, Verbania è riuscita negli anni a coniugare lo
  sviluppo industriale ad una notevole attività turistica e alberghiera. La
  meravigliosa posizione naturale, affacciata sul golfo Borromeo, alle pendici
  del Monte Rosso, ne ha fatto dalla fine del '700 una delle mete turistiche
  più eleganti della regione, punteggiata di parchi curatissimi come quello di
  Villa Taranto; contemporaneamente, la città è da sempre lo sbocco più
  facile per le attività produttive delle valli dell’Ossola.
Ricca di giardini e di splendide ville, la città è il più grande nucleo
  urbano che si affacci sul lago Maggiore. Nata nel 1939 dall’unione di due
  centri, Intra e Pallanza, Verbania è riuscita negli anni a coniugare lo
  sviluppo industriale ad una notevole attività turistica e alberghiera. La
  meravigliosa posizione naturale, affacciata sul golfo Borromeo, alle pendici
  del Monte Rosso, ne ha fatto dalla fine del '700 una delle mete turistiche
  più eleganti della regione, punteggiata di parchi curatissimi come quello di
  Villa Taranto; contemporaneamente, la città è da sempre lo sbocco più
  facile per le attività produttive delle valli dell’Ossola.



